Il progetto della villa fu commissionato dall’Ammiraglio Ferdinando Acton nel 1826 al giovane architetto napoletano Pietro Valente. Situato al centro del parco, il corpo principale, su tre piani, è decorato con paraste ioniche e basso frontone, e affiancato da due avancorpi laterali a mo’ di tempietti raccordati dal porticato neodorico sul modello dei peristili pompeiani. Lo stesso Valente disegnò, oltre alla residenza nobiliare, l’appartamento del maggiordomo sul lato ovest, collegato al piano interrato della villa da un percorso sotterraneo, i due padiglioni sulla Riviera e gli alloggi della servitù sovrastanti il fabbricato destinato alle scuderie.
Dell’architetto toscano Guglielmo Bechi sono invece la decorazione interna dell’appartamento e la scalinata d’ingresso in marmo sul lato posteriore, con sculture raffiguranti il cosiddetto Cane di Alcibiade che riproducono statue romane a loro volta derivanti da originali ellenistici.
Alla morte di Acton nel 1841, la casa fu venduta al banchiere ebreo tedesco Carl Mayer von Rothschild, che aveva stabilito una filiale a Napoli nel 1821 e di cui resta il monogramma CR al primo piano.
Dopo il declino dell’attività dei Rothschild in città, la villa fu utilizzata dalla comunità ebraica come oratorio fino al 1867, quando fu venduta al principe Diego Aragona Pignatelli Cortes, che fece costruire nel parco edifici dal gusto pittoresco e storicistico come lo Chalet svizzero e la Torretta neogotica. Al nipote Diego, che vi si trasferì con la moglie nel 1897, risalgono la copertura del portico, le trasformazioni interne e i mobili, fatti eseguire appositamente per gli ambienti dell’appartamento rispecchiando lo sfarzo nella rilettura degli stili del passato, di moda nell’ultimo trentennio del secolo. Nel 1952, la principessa Rosina, con il desiderio di perpetuare il ricordo della sua famiglia e del marito, lasciò la Villa allo Stato, purché “nessun oggetto potesse essere distratto a far parte di altre collezioni”.